san rocco

Artigianato e Religione

l Museo delle Ceramiche di Castelli (Teramo), ospitato nel convento di S. Maria di Costantinopoli, custodisce centinaia di manufatti in maiolica, tipica produzione del piccolo centro abruzzese, nel quale tra XVI e XIX secolo si distinsero per la loro maestria varie famiglie di ceramisti (Cappelletti, Fuina, Gentili, Grue, Pompei).

Questi manufatti in ceramica si  presentano in  una singolare categoria di oggetti (votivi anatomici in forma di mammelle);  degli oggetti voti, dedicati a San Rocco, in forma di mammelle che dalla prospettiva medica, raffigura patologie mediche che affliggevano una buona fetta di popolazione femminile in Antichità in quei luoghi.

Preliminare a qualsiasi analisi storico-artistica è una riflessione sul santo al quale è intitolata la chiesa dalla quale provengono i votivi anatomici: Rocco di Montpellier è un santo cattolico molto venerato in quanto protettore dalla peste e dalle malattie infettive in genere (recenti aggiornamenti liturgici gli riconoscono pure il patronato contro l’AIDS), ma, malgrado la sua popolarità, della sua vita si sa poco o niente. Nato quasi certamente nella città francese di Montpellier fra il 1345 e il 1350, si suppone che sia morto poco più che trentenne (tra il 1376 ed il 1379) a Voghera ( Italia ) . Da questo centro i suoi resti mortali, più di un secolo dopo (1485), furono traslati (trafugati, secondo la tradizione; legalmente acquistati, secondo gli studi più recenti), e collocati nella chiesa a lui dedicata a Venezia, città della quale divenne compatrono. Nell’iconografia classica il santo viene raffigurato in abito da pellegrino mentre indica col dito la piaga della peste sulla coscia e con una serie di caratteristiche e simboli che si ripetono in modo più o meno costante: un cappello a tesa larga, un tabarro con relativa mantellina, un bastone, una bisaccia a tracolla, una zucca borraccia (spesso appesa al bastone) e conchiglie per attingere l’acqua (simbolo per eccellenza dei pellegrini), fissate sul mantello o sul Il culto di S. Rocco a Castelli e i votivi anatomici in maiolica cappello. Completano la raffigurazione un cane con un tozzo di pane in bocca, ai piedi del santo, e (più raramente) un angelo che reca una tavoletta indicante il patronato anti-pestilenze (“Chi invocherà il mio servo sarà guarito”); in alcuni casi sono presenti anche un paio di attributi che lo identificano come studente di medicina (Montpellier era all’epoca una delle università più importanti in questo campo): una piccola fiaschetta attaccata alla cintola (che potrebbe indicare un contenitore da medicamento) e in mano un piccolo bisturi lancette, che proprio allora s’iniziava ad usare per incidere i bubboni e favorire così la fuoriuscita del pus. Un ulteriore elemento dell’iconografia di S. Rocco che potrebbe aver giocato un ruolo importante per la comunità di Castelli è una croce rossa sugli abiti, dal lato del cuore, per indicare l’angioma cruciforme che il santo aveva sul petto dalla nascita, e che fu la caratteristica che ne permise il riconoscimento da parte della nonna e dello zio materno Bartolomeo quando, dopo la morte avvenuta in carcere a Voghera, fu preparato per la sepoltura.

Alcuni degli ex voto


Figura 1


Figura 2


Come possiamo spiegare questi ex-voto a forma di mammelle?

Nei secoli passati si raffigurava in forma di oggetti la volontà di allontanare una malattia o una disgrazia offrendoli ad un Santo o Divinità . Questi manufatti che ritraggono parti anatomiche femminili in ceramiche non fanno eccezione.

Nella storia la donna si è costantemente appellata alle divinità che presiedevano l’allattamento e proteggevano la madre e il bambino, affinché i piccoli inconvenienti e i grandi problemi potessero trovare una soluzione. Storicamente la donna ha percorso un cammino difficile, pieno di ostacoli e di malattie; la sua maggiore preoccupazione era di non poter proseguire l’allattamento al seno, precludendo, così, al suo bambino la sola fonte conosciuta di cibo: il latte materno.

Dall’anno 1330, il diffondersi dell’allattamento baliatico tra i ceti sociali elevati rese le condizioni di vita dei bambini sempre più precarie e drammatiche, portando ad un notevole incremento della mortalità infantile per l’aumento della denutrizione e delle patologie intestinali infantili. Nel 1762 il filosofo svizzero Jean Jacques Rousseau scrisse nel suo Emilio: “Biasimo duramente le donne che affidavano i propri figli alle balie, privandoli del latte materno”. Il clima di quegli anni era concorde con il tipo di mentalità e si ebbe un ritorno all’allattamento al seno, con la conseguente riduzione della mortalità infantile. La datazione degli ex voto castellani coincide perfettamente con il clima dell’epoca, la notevole richiesta di protezione delle mammelle e la loro guarigione spiegano la prevalenza di tali votivi “simpatici” tra quelli ritrovati nella chiesa rurale di S. Rocco. L’elevata incidenza di lesioni compatibili con mastite e congestione dei dotti galattofori evidenziabili negli ex voto confermerebbe l’importanza dedicata all’allattamento ed il suo nobile significato nella popolazione femminile di Castelli. Il numero significativo di raffigurazioni compatibili con lesioni neoplastiche indicherebbe un’elevata incidenza di patologie tumorali mammarie, che porterebbero a sospettare una particolare predisposizione genetica nella popolazione castellana allo sviluppo di carcinomi familiari della mammella, meritevole di ulteriori ed approfonditi studi scientifici.

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