IL GUAIO DELLA MADONNA

Antichi riti e tradizioni popolari sopravvivono un po’ ovunque. Fino a qualche decennio fa a Noci ( Comune della provincia di Bari ) era ancora vivo il propiziatorio rito per guarire dall’ernia infantile, chiamato nel vernacolo del luogo u guè da Madonne

( Il guaio della Madonna ).

La natura , spesso, scandisce ritmi legati a tradizioni e rituali che si perdono nell’oceano della memoria . Un contatto con gli elementi naturali non sempre gestibili o spiegabili nel Ventunesimo secolo . Vi introduco ad un rito con cui , tra mistico e profano, si cercava di scongiurare malattie per i neonati .

Siamo a Noci , provincia di Bari , Puglia . Italia Meridionale .

Il 3 maggio , ricorrenza religiosa per la madonna della Croce, è il giorno in cui per i bambini, generalmente nati da pochi mesi ed affetti da ernia inguinale, ombelicale o di altra specie, si cerca di ottenere la guarigione non per normale via chirurgica ma tramite una “grazia” divina che, comunque, altro non è che un antico retaggio di tradizioni e superstizioni popolari.

I bambini, dunque, di buon mattino , vengono portati presso il santuario della Madonan della Croce davanti alla cui effige i genitori, i nonni ed il padrino pregano , appunto , per chiedere la “grazia” della loro guarigione prima di sottoporli ad una terapia del tutto singolare.

Al temine della Messa , il gruppo dei parenti si sposta nel boschetto adiacente al santuario per praticare , a favore del bambino , un insolito trattamento terapeutico che ricorda veri e propri antichi riti magici. La cerimonia dura una ventina di minuti. Ci si arrampica su un grande albero di quercia , si sceglie un giovane e sottile ramo – un ramo cosidetto gentile – lungo il quale il padre , aiutato dal padrino del bambino ricava , un temperino , un taglio longitudinale di una quarantina di centimetri. Particolare attenzione si pone nel fissare bene le due estremità della prodotta fessura , in modo di evitare che , nel corso dell’operazione , il ramo possa spezzarsi .

Terminata questa prima parte dell’operazione , la madre , aiutata da altri parenti , passa il neonato , dopo averlo baciato , al padrino che si trova sulla quercia in una scomoda posizione. Il padre , quindi , allarga al massimo l’apertura del ramo prodotta dal taglio attraverso il quale il padrino , sostenuto da una terza persona fa passare il piccolo paziente per tre volte consecutive , con la testa ricolta verso terra prima verso il cielo dopo . Durante il passaggio , i parenti del bimbo presenti alla cerimonia recitano delle preghiere per invocare la grazia della guarigione.

Conclusa la seconda parte del rito , tutti i parenti presenti baciano il bimbo. Inizia , ora , la parte pià delicata dell’operazione dalla quale dipende poi l’esito . I tre uomini , che sono ancora sulla quercia , richiudono subito con la massima cura , la fessura del ramoscello , secondo la tecnica più comune dell’innesto , fasciandolo con fogli di carta resistente e legandolo con fili di rafia. Incollano, poi , un cartoncino che riporta le generalità del piccolo infermo . E’ la segnalazione per quando , dopo un anno , si ritorna per verificare l’esito dell’originale cura : se il sottile virgulto , nonostante il lungo taglio praticatogli , riprende a vegetare , il bambino è da ritenersi guarito. Al contrario , se nel corso dell’anno perde la vitalità , allora il bambino , per guarire ha bisogno di un altro intervento … da effettuare , però , questa volta , in ospedale .

Questa singolare terapia di medicina popolare si pratica , in Puglia, soltanto a Noci. Da tanto può desumersi la nutrita affluenza di famiglie che giungono perfino dai centri urbani lontani della regione . Non per altro , è un rito tramandato da tempi assai remoti . Lo storico locale Pietro gioia la ricorda già antichissima nel 1842. Con il passare del tempo , meglio , con il progresso civile e culturale può ritenersi , nei nostri tempi , ormai completamente in disuso.

Puglia Noci

LA CHIESA NON VUOLE

La Chiesa contesta questa pratica pagana perché associata alle funzioni religiose .

Anzi , si ha maggiore certezza di guarigione se il passaggio del bambino ernioso attraverso

il ramo reciso avviene durante la celebrazione della Messa mattutina del 3 Maggio.

Perché si fa passare il bambino attraverso la fessura del ramo ?

Forse , perché , passando tra il tenero rametto , si crede che lasci magicamente la sua infermità all’albero. Secondo una teoria sempre magica , verrebbe a crearsi un diretto rapporto fra la vita di una pianta recisa e quella di un essere vivente affetto da ernia. Tra i due esseri ammalati nascerebbe una relazione simpatica per effetto della magia : la vita del piccolo essere umano dipenderebbe da quella di un essere inanimato . Ecco , perché la parte pià delicata del rito consiste nel riavvicinare attentamente le due parti recise del ramo affinchè , ben curato , riesca a continuare a vegetare , pena la non guarigione del piccolo ernioso.

Ad ogni modo , tutte le considerazioni sull’effetto di questa curiosa terapia popolare sono inutili : non sa dare una spiegazione neanche chi la pratica . Se per la madre di quel pupo biondo con una punta di ernia , il rito superstizioso è soltanto speranza di guarigione , se per la Chiesa è una deplorevole pratica pagana , per tanti , la terapia del guaio della Madonna nel boschetto di querce il 3 Maggio è effettuata una semplice ed antica tradizione popolare .

Tradizione che ormai , nella sua commistione tra sacro e profano sta sempre più perdendo di importanza.

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