Sagra o Street Food ?

Siamo entrati nel pieno della Estate e, specialmente nei paesi del Sud Italia, vi è un florilegio di manifestazioni collegate allo Street Food o Sagre di Paese; anche se, in realtà, non sono sinonimi.

Cosa è lo street food ?

Evoluzione naturale del cibo di strada, della cucina tipica e delle sagre regionali, il moderno Street Food è in realtà parte del nostro DNA da sempre.

Oggi raccoglie un’importante eredità e la trasforma in chiave glam, attraverso moderni food truck o apecar che strizzano l’occhio a un passato di rassicurante tradizione culinaria.

Negozietti, chioschi e camioncini propongono infatti ogni tipo di specialità on the road accompagnate da varie e gustose salse, da mangiare al momento e spendendo poco.

Lo street food in tre parole vuol dire: praticità, basso costo e cultura territoriale.

Se ne sente parlare continuamente, complici eventi e festival dedicati che portano in ogni città il miglior cibo che abbiamo mai mangiato. Una tendenza che non conosce crisi e che va oltre il fenomeno moda. Il cibo di strada è capace di conquistare ogni palato morso dopo morso, con un numero sempre maggiore di proposte culinarie italiane o di cibo etnico.

Come suggerisce il nome, è il cibo che si può acquistare e mangiare in strada, con prelibatezze da gustare direttamente sul posto, in piedi, accompagnandole con particolari salse e condimenti versatili.

La storia dello Street food: quando nasce

Negli ultimi anni è diventato super popolare tra i giovani, ma lo street food è più antico di quanto si possa pensare. Già i Greci descrivevano l’usanza egizia di friggere il pesce al porto di Alessandria e venderlo per strada, tradizione estesasi poi in tutta la Grecia. Anche presso gli antichi Romani era diffusa la pratica di consumare i pasti fuori casa.

Ma come nasce lo Street Food? Un tempo pochissime case erano dotate di cucina. Per questo motivo quasi tutti si recavano ai ristoranti dell’epoca: thermopoliapopinae e cauponae. Qui si servivano zuppe, piatti di carne, pesce e si aveva anche la possibilità di dormire e ricoverare il proprio cavallo.

Le strutture, di cui è ancora oggi possibile ammirare i resti a Pompei ed Ercolano, erano composte di un bancone che conteneva i dolia, grandi anfore di terracotta, in cui erano conservati i cibi e un fuoco dove riscaldarli. Più di 2000 anni sono passati ma in occasione di feste di paese o sagre non possiamo non notare che la tradizione è rimasta invariata.

Il legame tra Street Food e cultura popolare

In principio fu il pane ca meusa. Poi il pane e panelle, la trippa o il panino col lampredotto.

Lo street food è in stretta relazione con i più importanti valori culturali, identitari ed etnici di un popolo. Il cibo da strada ha sempre accompagnato l’evoluzione della civiltà nel corso dei secoli. In particolar modo in rapporto alla plebe o al popolino perché, come è noto, la necessità aguzza l’ingegno. E’ così che nascono a Parigi le “pâtés” o “pâstés”, involucri di pasta farciti con carne o verdure, venduti per pochi soldi a garzoni e facchini. Nel Regno Unito invece i minatori e gli operai inglesi della rivoluzione industriale mangiano la “pie”, tipica torta salata della cultura anglo-sassone. E’ poi il turno del celebre fish and chips, magari accompagnato da maionese, venduto per strada e avvolto nel giornale, non ricorda un po’ la storia del pesce fritto al porto in Egitto?

Ideale per una pausa pranzo veloce o come spezzafame da gustare durante una passeggiata, il cibo di strada è il testimone dell’identità di un popolo.

Vai al Mercato e trovi un evento Street Food … perché, no viceversa?

Si organizzano eventi che coinvolgono letteralmente un intero paese, che in quei 4-5 giorni diventa protagonista di una intera Regione: ad esempio, si consideri la “Sagra te lu Purpu” che viene esperita a Luglio a Melendugno ( Salento-Puglia ) che coinvolge tutta la cittadina e che ha una preparazione che occupa un intero anno.

Sono manifestazioni molto interessanti, meritorie, coinvolgenti e danno energia e visibilità ad intere comunità. A dirla tutta, sono un po’ critico su alcune di queste manifestazioni, tipo : faccio fatica a capire come una Festa della Birra possa essere un elemento di Promozione territoriale per una zona che ha una tradizione vinicola o casearia, oppure, fatta in città dalla predilezione per temi culturali ma, come si dice, tutto fa brodo e tali manifestazioni “fuori tema” possono dare una spinta al Turismo di prossimità .

Queste manifestazioni hanno un unico punto di attrito da non sottovalutare: organizzarli è molto dispendioso e non parlo solo di risorse economiche; vi sono dei permessi amministrativi da ottenere; si deve coinvolgere un numero di persone molto alto; pubblicizzarle tra altri eventi non è facile; sono effettuati solo durante pochi mesi nell’anno.

Eppure, non ce ne accorgiamo, ma lo street food lo vediamo minimo una volta a settimana tutto l’anno  una volta a settimana minimo. Dove?

Nei Mercati cittadini o rionali. Proprio l’altro giorno mi sono recato al Mercato del mio paese ed ho trovato tantissimi camioncini o mezzi di ristorazione per lo street food con offerte che andavano dal panino con la “zampina” ( una salsiccia di produzione locale ) alla puccia pugliese con provolone affumicato e polpo. La qual cosa mi ha colpito parecchio. Avevo una scelta molto grande di diverse specialità della mia zona, quasi un mercato spontaneo e, la cosa più preoccupante, è che non me ne sia mai accorto.

Un mercato cittadino potrebbe promuovere questo Street Food ed uno street food di qualità potrebbe essere sinergico con un mercato cittadino per una promozione piena del territorio. Tutto questo con una spontaneità immediata e meno dispendio di risorse, rispetto ad eventi singoli e stagionali più grandi; che comunque devono continuare ad essere sostenuti.

Il cibo di strada, in Italia, può essere visto discriminatorio o concorrenziale rispetto ad altri tipi di ristorazione lente, eppure, ha la sua importanza perché interi lavori nell’antichità si basavano sul panino come fonte alimentare facilmente trasportabile nei campi o nei frantoi.