Il Fattaccio

Meta – la compagnia di Facebook, Quest, Instagram e non solo – continua a perdere miliardi di dollari tramite la propria divisione VR e metaverso. Nell’ultimo trimestre fiscale la compagnia ha segnalato 3.6 miliardi di dollari di perdite.

Non si tratta inoltre di una novità. La stessa divisione ha segnalato perdite di 9.4 miliardi di dollari dall’inizio dell’anno, in crescita rispetto alle perdite dell’anno precedente nello stesso periodo (6.9 miliardi di dollari).

Meta ha , comunque, segnalato entrate pari a 29 miliardi nell’ultimo trimestre fiscale, un calo del 4% rispetto all’anno precedente.

E’ stato imposto al C.E.O. di Meta, al secolo Mark Zuckenberg, di rivedere i suoi impegni di investimento circa il Metaverso e la sua implementazione sulle piattaforme social Facebook ed Instagram.

In realtà, la definizione perdita è spesso sinonimo di investimento, quindi, guadagno futuro nella gestione di una Azienda . Ovviamente, stiamo parlando di 3,6 miliardi di dollari di perdite solo nell’ultimo Trimestre Finanziario, ma, non stiamo parlando di una azienda a gestione famigliare.

Quando, ci riferiamo ad una azienda pensiamo sempre ad i suoi guadagni ed alla sua marginalità alta; per le aziende ad alto contenuto tecnologico, come ben potete immaginare, il Dipartimento Ricerca & Sviluppo ha a disposizione ingenti finanziamenti che spesso sfociano in successi ma, per la stragrande maggioranza dei casi, pone basi per altri traguardi o nuovi paradigmi organizzativi di asset produttici già esistenti.

Dalle righe sopra, quindi, possiamo ben intuire quanto la voce perdita, non conoscendo i particolari del progetto, possa essere fuoriviante. Anzi, con un ragionamento controintuitivo, proprio le grandi perdite ci fanno capire che le risorse, non solo finanziarie,  spese per il progetto siano intense e che il successo potrebbe essere dietro l’angolo.

Progresso è andare avanti

Una strada a senso unico

Meta può fare a meno della Ricerca&Sviluppo?

Rapportiamoci ad un altro ragionamento più legato ai social network; nella fattispecie, quale sia il core business di Meta.

Meta offre un servizio; qualcosa di immateriale e non trasforma materie prime in lavorati o semilavorati. Viene da sè che la ricerca innovativa su come interfacciarsi in remoto, tramite Realtà Virtuale o Aumentata, sia la naturale evoluzione di Facebook ed Instagram.

Da tutto questo: Meta è “costretta” ad investire nel Metaverso per la sua stessa sopravvivenza ed evoluzione, non ha alternativa alcuna.

Eppure, qualcosa di “fisico” lo producono

Lo scorso 11 ottobre Meta ha presentato il suo nuovo visore per lavorare nel metaverso, ma agli azionisti della società sarebbe stato più utile un casco integrale. Da quando Facebook ha cambiato nome per scommettere sul grande avvenire del metaverso, circa un anno fa, la capitalizzazione della società è crollata del 60%. 

Ma i problemi per la creatura di Mark Zuckerberg non sembrano finiti, perché gli utenti dello spazio social virtuale che Meta ha lanciato negli Usa lo scorso 9 dicembre, Horizon Worlds, faticano ad aumentare. Stando a comunicazioni interne rivelate dal Wall Street Journal, chi entra nel metaverso di Meta lo usa per poco tempo e, dopo il primo mese, non ritorna più. Ad oggi gli utenti di Horizon Words, secondo quanto trapelato, sarebbero meno di 200mila, in calo rispetto ai 300mila riportati ufficialmente dalla società a febbraio e molto inferiori al target iniziale fissato a quota 500mila entro la fine del 2022 (già ridimensionato a 280mila). Le comunicazioni interne indicano che Meta avrebbe persino spronato i suoi stessi dipendenti a usare Horizon, con frasi del tipo: “Se noi non lo amiamo, come possiamo aspettarci che lo ameranno i nostri utenti?”.

La scommessa (e le perdite) di Meta sul metaverso

Il futuro incerto dei social network sul metaverso sta innervosendo gli investitori di Meta: i Reality Labs, la divisione che si occupa del metaverso, finora hanno perso 27 miliardi di dollari. Il rischio che gli investimenti non saranno ripagati e che a vincere nella partita del metaverso saranno altri attori sta mettendo a dura prova la fiducia sul modello di business che dovrebbe sorreggere la ‘proposta virtuale’ di Zuckerberg. Nel frattempo, gli utenti giornalieri di Facebook, fra gennaio e marzo, sono diminuiti per la prima volta dopo 18 anni di crescita ininterrotta, sollevando nuovi dubbi sul potenziale di crescita del core business della società: le piattaforme social. Fra Facebook e Instagram si è ormai incuneato TikTok, il social più popolare fra i giovani. Come avevamo approfondito in precedenza, la grande sfida di chi investe oggi nel metaverso consiste nella relativa difficoltà nell’individuare quelli che saranno i modelli vincenti per monetizzare questa innovazione

La strategia di Microsoft, un altro grande attore di questa sfida, sembra più facile da immaginare: gli ingenti investimenti sui videogiochi e l’acquisizione di Blizzard (69 miliardi di dollari per aggiudicarsi, fra gli altri, il franchise Call of Duty) indicano l’aspirazione di monetizzare su gaming sfruttando alcune delle serie videoludiche più popolari. A giudicare dalle abitudini di chi già oggi utilizza il metaverso, sembra che ci sia un futuro redditizio per questa tecnologia applicata al gaming. Lo stesso visore Quest lanciato da Meta viene prevalentemente utilizzato per giocare. 

Il nuovo Quest Pro dovrebbe sedurre le imprese portando spazi lavorativi come Microsoft Teams in un contesto virtuale. Meno sicure sono, invece, le chance di successo un social network ricreato nello spazio virtuale. I numeri con cui Meta si sta scontrando, con il suo mondo ancora “vuoto e triste” sembrano suggerire proprio questo.

Cosa pensa A.I.LoveTourism

L’Ecosistema Tecnologico : il vero problema

Per poter fuzionare nel modo più efficiente il Metaverso ha bisogno di un grande numero di tecnologie : tangibile ed intangibili ; software e hardware.

Per quello che riguarda quelle intangibili,  ci si riferisce a quelle collegate alla Visual Computing, ovvero, alla renderizzazione in tempo reale della realtà; sostituendo gli oggetti reali con visualizzazioni virtuali o rassiuntive della stessa. Tecnologie che si studiano da decenni e che hanno raggiunto un buon livello, ma, che abbisognano di accessori ed un “ecosistema” complesso e variegato. Non parliamo solo di visori per realtà virtuale sempre più perfomanti ma, anche, di sensori di posizione, girostabilizzatori, linee di trasferimento dati a bassissima latenza, ergonomia che eviti disturbi visivi… ed una serie infinita di sensoristica di ogni tipo. Non è un caso che questa tecnologia venga usata solo in campo militare od industriale pesante.

Facendo riferimento, invece, alle Tecnologie intangibili del Metaverso si fa riferimento a software di criptografia o trasmissione segnali, molte collegate alla Blockchain. ( LEGGI IL NOSTRO ARTICOLO SUI TOKEN A RIGUARDO) .

Blockchain una tecnologia per lo più open source e che, per ragioni di progettazione e di sua stessa essenza , è molto difficile da privatizzare e portare nella propria azienda come proprietaria; anche, il pluripotente Zuckenberg non può fare molto.

Dai ragionamenti fatti, cosa possiamo capire?
Lo sviluppo del Metaverso è uno stadio necessario alla stessa esistenza di Meta, non può farne a meno, ma, il vero problema è tutto quello che ruota intorno al Metaverso.
Le tecnologie che fanno da corredo e che ne garantiscono l’esistenza sono premature in alcuni casi; non ancora standardizzabili ; non privatizzabili ... in poche parole fuori tempo – sia in avanti che indietro -  rispetto al Metaverso.
Da questo il titolo : ...UNA TECNOLOGIA FUORI TEMPO MINIMO.
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